Oggigiorno la vita virtuale ci tiene più impegnati della vita reale e a volte, è bene dirlo, anche contro voglia. Sarà forse vero che i social network hanno gli stessi effetti delle droghe? Ce lo dicono gli esperti: al XIV congresso SIPREC (Congresso Nazionale della Società Italiana di Prevenzione Cardiovascolare) presieduto da Bruno Trimarco i cardiologi lanciano l’allarme: “Smartphone, computer e tablet creano dipendenza come droghe e alcol”. Tuttavia, nonostante passiamo molto del nostro tempo libero (e meno libero) sui social, andiamo sempre di fretta, la stessa fretta che caratterizza il nostro modo di scrivere, fatto di abbreviazioni, di assenza di accenti e apostrofi e soprattutto di neologismi perché, giustamente, quando abbiamo un povero bagaglio lessicale non ci facciamo scrupoli a inventare nuove parole. La nostra fantasia, che sta distruggendo (forse inconsapevolmente) la nostra lingua, è di giovamento al grande colosso social, Facebook.
La comunicazione sui social – brevetto Facebook
Facebook ha ottenuto a febbraio il brevetto "Generating a Social Glossary" , una "particolare disposizione per determinare che un termine testuale - utilizzato da uno o più utenti - non è associato ad un significato noto". L’intento è raccogliere in un nuovo glossario tutte le parole più utilizzate sui social network, i neologismi, le abbreviazioni più alla moda, così da poter migliorare il sistema di correzione automatica oltre ad avere “sotto mano” il più moderno strumento di raccolta dati, una vera e propria enciclopedia sull’evoluzione della lingua. Per fare ciò Facebook analizzerà nei minimi dettagli i post e i messaggi dei propri utenti.
La comunicazione sui social - #diffondiamopetaloso
Quando le parole non vengono inventate direttamente sui social si usano questi per diffonderle: il caso più eclatante è stato dato dalla diffusione dell’aggettivo “petaloso”, inventato da Matteo, un bambino della scuola elementare in provincia di Ferrara. “Petaloso” è un aggettivo talmente simile ad altri già esistenti nella lingua italiana che è piaciuto persino all’Accademia della Crusca, che rispondendo alla lettera della maestra di Matteo consiglia al bambino di diffondere la parola affinché possa entrare nel vocabolario della lingua italiana. Appena viene pubblicata su Facebook la lettera dell’Accademia parte la mania del #diffondiamopetaloso da una parte e la mania di criticare i maniaci del #diffondiamopetaloso dall’altra. Al di là che l’aggettivo sia o meno un buon aggettivo per gli amanti (o meno) della grammatica italiana la memoria dei “networkiani” (tanto per rimanere in tema) è molto corta, nel giro di qualche giorno si dimenticano del tormentone aspettando la nuova moda. In effetti avviene un’evoluzione in campo linguistico sui social ma è così veloce che non viene percepita. Quindi da una parte ci dimentichiamo dell’uso corretto della lingua perché non la usiamo e dall’altra difficilmente la rinnoviamo perché non percepiamo il cambiamento.
Il problema più grave è che la scarsa conoscenza della lingua per molti non è un problema. A partire dai più alti esponenti della legislatura…
La comunicazione sui social – gaffe dei politici sui social
Non è passata inosservata la gaffe del senatore Gasparri su Twitter che confonde il passato remoto del verbo chiedere, chiedemmo con chiesimo. Dopo le varie accuse di mancata conoscenza della lingua italiana, il vicepresidente del Senato incolpa il suo staff ma le battute ironiche sul web continuano. Errare humanum est, se sei un politico sei diabolico a prescindere. È sbagliato generalizzare ma tutto sommato l’estrema velocità con cui ci raggiungono le informazioni, soprattutto sui social, mostra i nostri politici (e anche quelli degli altri) a tutto tondo in un batter di clic, evidenziando in particolar modo i loro difetti, non perché ce ne abbiano di più rispetto alla massa ma semplicemente perché essendosi presi un’enorme responsabilità devono alzarsi al di sopra della massa stessa (dal punto di vista intellettuale) facendo delle giuste scelte per guidare bene e onestamente la popolazione.
La comunicazione sui social – libri vs social network
Secondo l’ISTAT nell’anno 2015 i lettori di libri sono solo il 42% in confronto al 76% di utenti che utilizzano almeno una volta al giorno i social.
Quindi a meno che non si cerca di scrivere correttamente anche sui social il nostro livello di alfabetismo seguirà una traiettoria parabolica decrescente e considerando che l’Italia risulta avere la percentuale più bassa (22,4%) di giovani adulti che hanno completato percorsi di istruzione universitaria rispetto al livello europeo questo non gioverà affatto al Paese.